Crescere con un genitore emotivamente assente: le ferite che nessuno vede

Ci sono genitori che sono fisicamente lì, ma emotivamente altrove. Vivono nella tua stessa casa, condividono lo stesso tavolo, ma non sanno vedere chi sei. Non c’è una carezza, un “come stai” che vada oltre la superficie, nessun rifugio in cui sentirsi veramente accolti. E così cresci imparando a proteggerti da solo, a cercare quel calore altrove.

Non sono assenti fisicamente, ma emotivamente. Non ti guardano davvero, non ti ascoltano nel profondo. Forse non sanno farlo, forse nessuno lo ha mai fatto con loro. Così, cresci cercando negli occhi di chi ami una luce che non arriva mai. Cresci adattandoti a quell’assenza, cercando di convincerti che sia normale, che forse sei tu a pretendere troppo.

Ma la verità è che l’assenza emotiva lascia ferite invisibili.

Quando il supporto non arriva

Ogni bambino ha bisogno di sentirsi visto, amato, rassicurato. Ha bisogno di sapere che, qualsiasi cosa accada, c’è qualcuno che gli farà da guida, che lo proteggerà dal mondo fino a quando non sarà pronto a camminare da solo. Ma cosa succede quando questa sicurezza non arriva?

Cresci nel vuoto. Impari a cavartela da solo, a non chiedere troppo, a non disturbare. Alcuni bambini diventano adulti troppo in fretta, imparano a prendersi cura di sé stessi e, a volte, persino dei propri genitori. Altri restano incastrati in un’infanzia sospesa, cercando disperatamente un segnale d’amore, un gesto, una parola che li confermi.

E poi ci sono quelli che smettono di cercare. Si chiudono, costruiscono muri altissimi e imparano a bastarsi. Ma a che prezzo?

Il peso dell’assenza emotiva

Un padre distante, una madre assorbita dai suoi problemi. A volte sono presenti nei gesti concreti: mettono il cibo in tavola, pagano le spese, si preoccupano della scuola. Ma l’amore non è solo sopravvivenza. L’amore è presenza, è sguardi che rassicurano, è mani che sorreggono, è parole che nutrono l’anima.

Senza tutto questo, si cresce con un senso di mancanza difficile da decifrare. Si può diventare adulti pieni di dubbi, incapaci di fidarsi, sempre alla ricerca di qualcosa che colmi quel vuoto. Alcuni cercano risposte nell’amore degli altri, in relazioni instabili, in persone che finiscono per ferirli più di quanto li guariscano. Altri si rifugiano in dipendenze, nel lavoro compulsivo, in una perfezione soffocante che cerca di compensare la sensazione di non essere mai abbastanza.

E poi ci sono quelli che passano una vita a chiedersi: “Mi hanno mai amato davvero?”

Meglio un genitore che sbaglia tutto o nessuno affatto?

È una domanda che torna spesso, un pensiero scomodo che affiora quando si fanno i conti con il proprio passato. Meglio un padre che c’era ma non sapeva esserci, o non averlo affatto? Meglio una madre che trasmetteva solo freddezza, o una madre che non c’è mai stata?

Non esiste una risposta giusta. Ma esiste una verità: l’assenza di un genitore non è solo fisica. Si può sentire la stessa solitudine anche con una madre che dorme nella stanza accanto o un padre seduto sul divano.

E allora, cosa resta da fare?

Ricominciare da Sé

A un certo punto, chi è cresciuto con un genitore emotivamente assente si trova davanti a una scelta: continuare a inseguire quell’amore mai ricevuto, oppure iniziare a darselo da solo.

Perché la consapevolezza è un’arma potente. Quando capisci che non eri tu a non meritare affetto, ma loro a non saperlo dare, smetti di cercare conferme nel posto sbagliato. E inizi a ricostruire.

Impari che il tuo valore non dipende dallo sguardo di chi non ha saputo vederti.
Impari che l’amore che non hai ricevuto, puoi imparare a donarlo a te stesso.
Impari che il passato non può essere riscritto, ma il futuro sì.

E così, giorno dopo giorno, quel vuoto smette di definirti.
Diventa una cicatrice, non una condanna.

E tu, finalmente, diventi la persona che hai sempre meritato di essere.

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